La scala come divisorio: di là i buoni, di qua i cattivi

Gira sul web una foto, scattata nel corridoio del 2° piano del Palazzo di Giustizia di Bari, prima dell’ingresso alle cancellerie della Volontaria Giurisdizione. E’ ivi “bloccata” una scena pietosa, ridicola e tragica allo stesso tempo: una scala posta all’ingresso delle ridette cancellerie, su cui sono affissi gli orari di ricevimento delle cancellerie stesse, nonché le raccomandazioni per la sicurezza e che, di fatto, impedisce a chi ne abbia voglia, di proseguire oltre.

La scena è pietosa perché mostra una sorta di “Fort Apache” in cui si sono trincerati i cancellieri, quasi il Covid 19 si dovesse bloccare davanti a quella scala, spaventato e dunque costretto alla fuga. Ma è pietosa perché non si capisce chi abbia dato l’ordine di sistemare là la scala, ad imperituro monito ai rompiscatole di turno di non oltrepassarla, pena la fucilazione.

Chi ha svolto il servizio militare (obbligatorio fino ad una quindicina di anni fa), si ricorderà delle guardie armate, chiuse nelle garitte e pronti a sparare contro chi si fosse permesso di non rispettare l’alt imposto.

La scena è ridicola perché ci si immagina, dietro quella scala, una serie di cancellieri con elmetto, zaino tattico, baionetta e fucile vicini, pronti a far fuoco contro il Covid 19 portato in cancelleria dall’utenza (in primis, dagli avvocati chè, non avendo nulla da fare – notoriamente – la mattina si permettono di disturbare i cancellieri impegnati a rispondere alle mail con cui si fissano prontamente gli appuntamenti richiesti, appunto, dagli avvocati – utenti).

E, comunque, la scena è tragica in quanto rappresenta la paura di essere contagiati da utenza di lebbrosi provenienti dall’esterno e, per ciò stesso, latore delle peggiori malattie.

La colpa è degli altri, appunto …

Domande semplici semplici, allora.

Quanti cancellieri sono stati colpiti, fino ad oggi, dal Covid 19 senza che la notizia sia stata lasciata trapelare all’esterno (perché è certo che il Covid 19 non abbia risparmiato la categoria dei lavoratori delle cancellerie, in Piazza de Nicola)?

E ancora: perché le mail inviate dalla “utenza” (costituita da avvocati che non si grattano la pancia, da mane a sera, ma che in tribunale vanno perché – qualcuno lo dimentica molto spesso – in quanto facenti parte del sistema – Giustizia, vanno a lavorare) vengono riscontrate (quando ciò accade) con grandissimo ritardo?

Ultima domanda: perché finora, nonostante le formali proteste del COA, avanzate a chi di competenza, perché i servizi migliorassero, ad oggi la situazione non è cambiata? Di chi è la colpa?

In attesa di risposte, prendiamo atto che la scala divide i buoni dai cattivi.

Sicuramente la scena è patetica! Ditelo a chi blatera sempre di aiuti dalla Avvocatura (per sbloccare situazioni di stallo) e poi la tratta come una categoria di appestati.

Ripeto la domandina: chi è il responsabile per quella scala?

            Nicola Zanni    

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