Le cronache narrano di un Avvocato romano (è un dettaglio che abbia insegnato Diritto Penale già all’età di 28 anni) che, già provato da una patologia critica, si avvicini alla porta dell’aula di udienza di un GUP presso il Tribunale per i Minori di Roma, chiedendo al predetto GUP di avvicinarsi a lui e di poter conferire. In fondo gli doveva rappresentare la necessità di dover recarsi in altra parte della città di Roma (che, notoriamente, non è grande quanto Loseto) per una visita specialistica.
Sempre le cronache narrano che il menzionato giudice abbia negato drasticamente al Collega di avvicinarsi e con tono perentorio gli abbia detto “esca dall’aula”.
Le predette cronache narrano altresì che il Collega, dopo questo episodio, abbia deciso di riferire l’accaduto al Presidente del Tribunale dei Minori di Roma il quale, dopo averlo fatto aspettare mezz’ora (anche se era stato prontamente avvisato dai piantoni), dava ragione al citato GUP e così liquidava il Collega de quo.
Fin qui, sono state riportate le cronache narrate dall’Avv. Prof. Francesco Mazza di Roma, in un suo post su Facebook, datato 7 Luglio 2020, e, in attesa di una formale smentita da chi di dovere, ed una forte presa di posizione del COA di Roma e della Camera Penale di Roma, noi ci limitiamo a riportarle.
Ma, ovviamente, alcune considerazioni sorgono spontanee.
Prendendo per buone le affermazioni dell’Avv. Prof. Francesco Mazza (e, si ripete, in attesa di eventuali smentite e/o prese di posizione da parte del Presidente del Tribunale per i Minori di Roma), ciò che risalta, è l’incapacità (rectius, la mancanza di volontà) di una parte della Magistratura di andare incontro alle esigenze (peraltro certificate e conclamate) di Avvocati i quali cercano di svolgere il proprio lavoro, con diligenza e con professionalità.
Si chiede, da parte Istituzionale e da parte degli “operatori di Giustizia”, leale collaborazione alla Avvocatura; in fondo, si dice, siamo sulla stessa barca e quindi dobbiamo remare tutti nella stessa direzione.
Anni fa (era il novembre del 2007), un avvocato si presentò in udienza (penale) con oltre 38,5 gradi di febbre e, nella impossibilità assoluta di ascoltare ben 3 testimoni, fece presente al giudice di rinviare la causa di giorni. Dopo aver letteralmente lottato con questo giudice, l’avvocato ottenne il rinvio (di 14 giorni, con ovvia sospensione della prescrizione), tra i mugugni di alcuni iscritti all’Albo i quali dicevano “ci hai fatto arrabbiare il giudice; ora sarà cattivo con noi”.
A distanza di 13 anni, la situazione non è cambiata, a quanto pare.
La domanda sorge spontanea: perché?
Su questo punto, anche su questo punto, un serio esame di coscienza, da parte della Avvocatura, è opportuno e necessario!
In attesa di risposte, la situazione è quella rappresentata (in maniera fantastica) dal mitico Alberto Sordi, ne Il Marchese del Grillo: Io sò Io e voi non siete un …
Il Marchese del Grillo esiste e chiacchiere non ce ne vogliono.
P.S. Massima stima nei confronti della Magistratura seria e che non scende a questi livelli. Ma una presa di posizione deve essere presa anche da questa. Per il resto, in attesa di smentite e/o precisazioni, all’Amico Avv. Prof. Francesco Mazza va la solidarietà di tutta la Avvocatura.
Nicola Zanni