Un bellissimo detto dialettale dice – testualmente – “Ci sta sott, iav le bott” (Chi sta sotto, ha le botte, trad.), indicando che coloro i quali si trovino in condizione di inferiorità (qualunque essa sia, fisica, numerica o, anche, mentale), deve solo subire i desiderata e gli ordini di chi, per qualunque motivo, si trovi in condizione di superiorità.
E’ una legge di natura, oltre che matematica: il più forte (o chi ha i numeri) primeggia; il più debole (o chi non ha i numeri) deve subire.
Capita, però, che chi è in condizione di superiorità, esageri (talvolta stupidamente, altre volte con la chiara intenzione di esercitare il proprio potere), facendo sconfinare la propria supremazia in maleducazione. E qui le cose (in teoria) cambiano e pure di molto.
Succede che il re, perdendo la pazienza (in quanto contrariato da chi egli, definitosi fervente democratico, reputa un inutile orpello, un rompiscatole, uno che per principio deve limitare la sua potenza di fuoco) cominci anche a perdere il controllo di se stesso. Vede, così, minacciato il proprio potere e comincia a dare in escandescenza.
Succede, quindi, che, insieme alla pazienza, egli (sempre il fervente democratico) perda anche il senso della misura e, in preda a crisi mistica, cominci ad urlare (verso chi non lo asseconda) di andare via, facendo capire che la presenza di quest’ultimo è poco gradita.
Succede, pertanto, che anche la maleducazione cominci a prevalere e (ciò che è sconcertante) è notare come tutti coloro i quali (per vincolo di potere o per mera convenienza o perché, in fondo, il foedus prevede la chiusura contemporanea di occhi, orecchie e bocca) tacciano, di fronte a questi atteggiamenti.
Succede anche (e molto spesso) che i federati – per paura o perché, in fondo, forse tale atteggiamento aggressivo va loro bene – tacciano dinanzi a tali esternazioni le quali, evidentemente, a loro vanno bene (forse perché anche loro si comporterebbero così?).
Un politico della Prima Repubblica (tale Giulio Andreotti, che forse in pochi non conoscono) coniò un aforisma che dovrebbe campeggiare in ogni Aula Consiliare: il potere logora chi non ce l’ha!
Sarà pure così!
O forse il potere logora anche chi lo ha ed ha paura di perderlo.
“Da ciò che ostentano, capirai di cosa sono privi” (Anonimo).
Succede che l’ostentazione di potere assoluto, di muscoli, di urla sgraziate abbiano, quindi, un significato preciso … ed è un bel problema!
Però il problema è costituito anche da chi – pur stando sotto a prendere le botte – tace (pur non condividendo, privatamente, metodi ed insulti) e continua ad accompagnarsi al re, per comodità, per paura o, più semplicemente, per interesse.
Dedicato a chi, definendosi “istituzione”, in pubblico, bolla le proposte avanzate degli altri come “inutili” o “ridicole”, alla faccia del rispetto verso le Istituzioni o le persone che le rappresentano.
Loro sì che stanno sotto ed hanno le botte!
Ma a loro piace fare la parte del forte (a che costo?) …
Nicola Zanni