A Frosinone, il giudice di pace ha annullato una sanzione amministrativa per violazione dei divieti di spostamento motivando sull’illegittimità sia della dichiarazione dello Stato di emergenza che dei conseguenti e famigerati DPCM.
Con la sentenza n. 516 del 15 luglio 2020, depositata il 29 luglio, articolata e ampiamente motivata, in buona sostanza il giudice, dott. Manganiello, disapplica gli atti amministrativi su cui si basava il verbale impugnato, ritenendoli contrari sia alla legge ordinaria che alla Costituzione. Se si segue il percorso logico costruito dal giudicante, si fa fatica a trovare delle crepe, ed infatti dapprima dà una lettura della dichiarazione sullo Stato di emergenza e osserva che il d.lgs. numero 1 del 2018, sulla protezione civile, non consente che venga dichiarato lo stato di emergenza per motivi sanitari, ma che gli unici motivi per cui il consiglio dei ministri, dopo valutazione della protezione civile, può provvedere sono “eventi calamitosi naturali o derivanti dall’attività umana“. Per capirci terremoti, maremoti, tifoni o, con riferimento all’attività umana ad esempio sversamenti di liquami o sostanze inquinanti. Nulla sull’emergenza sanitaria. Da qui ogni conseguente DPCM adottato dal governo sarebbe illegittimo, perché fondato su un atto amministrativo a sua volta viziato per violazione di legge. Se si esamina la fattispecie richiamata dalla deliberazione sopra citata si potrà notare che non si rinviene alcun riferimento a situazioni di “rischio sanitario” da, addirittura, “agenti virali”.
Si ha come la sensazione che il Giudice sia un po’ uscito dal seminato. Il giudice sostanzialmete nega. Ora, capisco che un virus non veda, ma è tuttavia provato da decenni di letteratura medica che un virus si avverta in innumerevoli modi!
E’ vero che la normativa non richiama espressamente la pandemia tra le emergenze che giustificano lo stato di emergenza, ma è anche vero che la normativa parla genericamente di “emergenze connesse con eventi calamitosi di origine naturale ” senza specificare in cosa quelle emergenze consistano. Il giudice di pace dunque disapplica gli atti amministrativi illegittimi e annulla le sanzioni. Ma il giudice Manganiello fa di più, perché aggiunge un passo relativo alla illegittimità proprio dei DPCM che hanno limitato la libertà di spostamento. E ci dice, con limpida ricostruzione giuridica, che.. ” in Italia la libertà personale può essere limitata solo per il tramite di un provvedimento giurisdizionale motivato, non si possono chiudere in casa gli italiani con atto amministrativo, quale è un DPCM “. Certo, bisogna pure considerare che qualunque atto che di fatto limiti il libero spostamento del cittadino sic et sempliciter, fatta eccezione per la limitazione della libertà personale determinata da un provvedimento di un giudice (e anche qui ci sono tante eccezioni) non viene mai davvero accettato, questo in linea di principio. Però, che colpiscono sono quelle <<particolari osservazioni>> che portano a pensare quanto questo giudice sia coraggioso, laddove assume che: “tali illegittime misure di sanità pubblica sono state adottate dai DPCM sul modello di quelle adottate da stati non democratici come la Cina, che hanno un ordinamento costituzionale autoritario”. Ora, è certo che nel bel paese si seguono innumerevoli punti di vista, tutto allo scopo di eludere le restrizioni ed affermare la nostra libertà sempre e comunque. Lo abbiamo visto negli adulti ma anche nei giovani stessi, i quali “di fatto” delle crepe del sistema dei controlli hanno fatto di necessità virtù. Hanno provato a starsene buoni, a non circolare, ad osservare le restrizioni sanitarie e di circolazione quanto basta per approdare felicemente nelle loro consuete attività estive, fino a disattendere in molti casi qualunque osservanza sulle più elementari regole di comportamento volte ad impedire la diffusione del virus. E dobbiamo dire che è seguita a ruota la puntuale inosservanza da parte degli adulti che certo non sono stati da meno. Ciò che però mi salta agli occhi è il dubbio che dietro tale pronuncia di fatto ci sia qualcosa di più semplice: un malcelato negazionismo da parte dello stesso giudicante, che sembra tanto aver mutuato lo spirito di certa cultura negazionista che sta crescendo costantemente.
Capovolgere la realtà e cercare ovunque il complotto, la macchinazione di forze oscure. Certo, il negazionismo ha radici lontane e ragioni spesso elementari : quando la verità ha un tratto netto, c’è una parte, quasi sempre quella sconfitta o colpevole, che prova a cambiare senso alle cose, prima rigettando le proprie responsabilità e poi tentando di riscrivere la storia.
La retorica negazionista (che certamente nasce quando non si ha fiducia in un governo e negli strumenti messi in campo) è diventata un’arma di propaganda e un approccio sistematico, con proporzioni di massa. Il fenomeno no vax, ma anche la mistificazione dei flussi migratori, hanno arricchito la teoria del complotto di contenuto politico, con forze “anche politiche” disponibili a cavalcare e a ingrossare l’onda della suggestione a buon mercato. Il fattore comune è la distanza che si allarga tra i dati, il contenuto, e la narrazione. Oggi, la stessa dinamica si sta riproducendo nell’interpretazione di un fatto epocale, e globale, come l’epidemia di Coronavirus. E come la mettiamo ora con i negazionisti, i complottisti, i terrapiattisti e revisionisti come pure con l’italiano medio irretito da questo nuovo scenario sociale e mortificato economicamente dalla sua incapacità di riprendersi?
Gente che non crede più e che sta dissacrando anche la legge sta affollando le piazze e conquistano spazio, fiancheggiati da quelle forze politiche che sperano di trarre vantaggio nell’interpretare il malcontento legato alle prescrizioni, alle restrizioni e alle conseguenze economiche e sociali della crisi aperta dal virus. Intravedo in questo movimento ondivago ma convinto il senso simbolico di una disobbedienza che vuole andare oltre l’utilizzo di un dispositivo medico. Il problema più serio è però un altro. La messa in scena negazionista rischia di creare le condizioni perché la probabile recrudescenza del virus in autunno, insieme al certo inasprimento delle condizioni economiche e sociali, possa trovare un Paese non più capace di reagire come ha fatto, nonostante tutto, durante i mesi del lockdown.
Il senso e il rispetto dello Stato, il valore riconosciuto e condiviso di una voce sola, quella della scienza, sono risorse imprescindibili per affrontare nuove emergenze. E se il protagonismo di virologi e infettivologi può diventare un fattore di debolezza, finendo per concedere spazio a chi la scienza pensa a strumentalizzarla, la responsabilità della politica dovrebbe essere quella di non perdere il legame con la realtà, e dall’altro gli stessi giudicanti dovrebbe quanto meno provare a non essere trascinati delle suggestioni, poichè nel leggere la procuncia avverto un vago tanfo politico (ma non l’ho detto). Perchè siamo in uno speciale momento storico in cui si farà presumibilmente più uso e consumo di questa speciale pronuncia.
Quale altra forma assumerà questo negazionismo ? Cerco di precorrere mentalmente i tempi che verranno e non mi riesce difficile interpretare la realtà che si verrà a creare. Non vorrei essere nei panni dell’amministrazione, che peraltro in primo grado è rimasta contumace, che ha deciso di non appellare una sentenza impegnativa. Probabilmente perchè sa che si sta navigando a vista.”
Barbara De Lorenzis
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